Progettare un'impresa? Un gioco da ragazzi

Lunedì 10/04/2017 11:02

Insomma, Startupper o imprenditore? Qualche post fa, abbiamo parlato della differenza tra lo startupper e l’imprenditore, concludendo che in entrambi i casi alla base c’è un progetto di impresa.

Come si è visto, contrariamente forse alla comune percezione, fare impresa non significa solo avere una buona idea e trovare le risorse economiche per realizzarla: il gioco (e il difficile) consiste invece nel tradurre in pratica l’idea di business. Quindi creare un’impresa non è affatto facile e presuppone una corretta impostazione di base.

In questo post vorremmo dare alcune indicazioni utili per “affrontare il problema”.

Come progettare un’impresa

Una prima attività, spesso sottovalutata, è l’analisi di fattibilità del progetto.

Ciò riguarda non solo lo studio del mercato di riferimento: quali sono i miei potenziali clienti, chi sono i miei competitor diretti ed indiretti, che modello di business viene applicato etc... Ma anche la verifica su eventuali limiti legali o regolamentari (per approfondire l’importanza della c.d. legal opinion clicca qui).

L’idea, infatti, potrebbe anche essere geniale, ma potrebbe essere vietata dalla legge, oppure non essere espressamente disciplinata (vi dice niente il caso di Uber?). Analoghi discorsi possono riguardare le questioni fiscali (si ricordi il caso delle sigarette elettroniche, inizialmente non sottoposte a tassazione come i tabacchi)

In secondo luogo occorre esaminare in modo dettagliato tutti gli elementi che servono per realizzare il prodotto/servizio e venderlo sul mercato:

  • che valore offre il mio prodotto? Quale bisogno del cliente riesce a soddisfare?
  • Quali risorse sono necessarie per realizzare il prodotto?
  • Quali attività occorre svolgere per produrlo? Quali partner possono aiutarmi?

Occorre poi individuare:

  • il target (ovvero le categorie di clienti ai quali si rivolge il mio prodotto/servizio);
  • i canali di vendita (negozi, agenti, etc) e la eventuale rete commerciale da utilizzare;
  • nonché gli strumenti per avviare e curare la relazione con i clienti.

Quindi occorre elencare ed esaminare i costi connessi al progetto (per le risorse e le attività produttive, per le attività di comunicazione e marketing, per le attività contabili e legali etc)

E, da ultimo, bisogna studiare le possibili fonti di ricavo, la strategia di pricing, gli eventuali compensi derivanti da attività collaterali e connesse etc.

In altre parole occorre compilare quello che possiamo chiamare la “lista della spesa”, ovvero l’elenco degli ingredienti per realizzare il progetto: per chi lo conosce gli elementi elencati prima costituiscono i 9 blocchi del business model canvas (che è uno strumento molto utile per ogni potenziale imprenditore)

Le competenze necessarie ed il team di progetto

Dall'analisi descritta sopra dovrebbe emergere anche l’eventuale necessità di ricevere supporto per le attività che il neo imprenditore ovvero i fondatori dell’impresa non possiedono; tipicamente questo riguarda:

  1. Competenze legali
  2. Competenze finanziarie
  3. Competenze di comunicazione e marketing

Ma ovviamente ce ne possono essere anche altre (competenze digital, social media, etc). Sarà quindi opportuno valutare se affidare alcuni compiti a consulenti esterni (che si occupano, ad esempio, della tenuta della contabilità, della redazione dei contratti etc), oppure se cercare di aggregare nuovi membri al team.

Quest’ultima opzione è sicuramente preferibile nel caso in cui le competenze in questione siano strategiche per lo sviluppo del progetto: ad esempio nel caso dello sviluppo di una piattaforma digitale, sarebbe opportuno avere “in casa” (ovvero tra i fondatori dell’impresa), i professionisti con competenze informatiche.

Creazione della società ed avvio dell’impresa

Se tutti gli step precedenti sono stati eseguiti con successo, il team di progetto si troverà di fronte alla necessità di creare formalmente l’impresa, ovvero di costituire una società (si veda qui, per una guida alla forma giuridica più adatta)

Per cominciare ad operare, infine, l’impresa avrà bisogno di alcuni strumenti minimi, che potremmo definire startup kit (e sul quale si fornirà un ulteriore approfondimento in un prossimo articolo):

  • contratto di vendita;
  • contratto di lavoro per collaboratori/dipendenti;
  • contratto di agenzia e/o procacciatore d’affari per la rete commerciale;
  • consulenza contabile;
  • conto bancario e/o paypal per effettuare e ricevere pagamenti.

A tali strumenti se ne aggiungono spesso molti altri (ufficio/sede fisica, anche in coworking); sito internet e relativa privacy policy; strumenti di web marketing; eventuale piattaforma ecommerce (con relativi contratti etc.)

Da quel momento in poi, si comincerà a fare sul serio, cominceranno gli obblighi (e le spese) e si potrà finalmente verificare la bontà e la profittabilità del progetto.

In conclusione

Ricapitolando, per avviare un’impresa occorre seguire i seguenti step:

  1. Elaborare l’idea di impresa e verificarne la fattibilità;
  2. Sviluppare gli elementi principali del progetto (compilando la “lista della spesa” ovvero il business model canvas);
  3. Individuare le competenze necessarie per il progetto ed eventualmente integrarle nel team;
  4. Costituire la società e redigere i primi contratti.

Fino al punto n. 3, l’imprenditore o il team può rinunciare, se si rende conto che non ci sono i presupposti (legali o commerciali) per aver successo (ovviamente sulla base di una analisi “teorica”), senza affrontare grosse spese ed in assenza di vincoli formali

Dopo aver costituito l’impresa… Tornare indietro è più difficile e più costoso. Quindi è utile svolgere tutto il lavoro preliminare con il massimo impegno, per evitare di imbarcarsi in progetti che potrebbe rivelarsi difficilmente profittevoli.

Fallire serve sicuramente per imparare e migliorare (ne parleremo meglio in futuro), ma è bene farlo al minor costo possibile!



Fonte: www.spremutedigitali.com
Programmare invio messaggi WhatsApp senza app di terze parti

Programmare invio messaggi WhatsApp senza app di terze parti

Lunedì 07/10/2024 13:31

WhatsApp rimane ad oggi la piattaforma di messaggistica istantanea più utilizzata al mondo. Programmare l’invio di messaggi WhatsApp può essere utile in diverse occasioni: si possono trasmettere aggiornamenti o avvisi ai membri di un team in orari specifici, migliorando la comunicazione all’interno di un’azienda o un gruppo di lavoro. Si può pianificare l’invio di comunicazioni in momenti strategici, come auguri di compleanno o promemoria di eventi, senza la necessità di inviarli manualmente all’ultimo minuto. Ancora, si possono automatizzare messaggi di marketing o invii promozionali.

Purtroppo però al momento WhatsApp non permette di programmare l’invio automatico dei messaggi. Alcune funzionalità sono esclusivamente prerogativa di WhatsApp Business ma anche in questo caso, l’applicazione si limita a gestire messaggi di benvenuto e di inattività.

Portandosi nelle impostazioni, scegliendo Strumenti attività, Messaggio di benvenuto, si può definire il testo da trasmettere agli interlocutori la prima volta o dopo 14 giorni di inattività. Ancora, gli utenti di WhatsApp Business possono eventualmente programmare i cosiddetti Messaggi d’assenza, utili nei periodi in cui non si possono fornire delle risposte.

Come programmare invio messaggi WhatsApp usando solo Python

Esistono alcune applicazioni che permettono di dialogare con WhatsApp e programmare l’invio di messaggi in automatico. Sono tuttavia app create da sviluppatori sconosciuti, che non godono di giudizi particolarmente brillanti e che, soprattutto, richiedono un gran numero di permessi per funzionare.

Ci siamo chiesti se fosse possibile programmare l’invio di messaggi WhatsApp usando soltanto codice Python, senza appoggiarsi a soluzioni sviluppate da terze parti.

Il codice che vi forniamo di seguito è uno spunto, che può essere facilmente riadattato alle proprie esigenze. Perfettamente funzionante, abbiamo deciso di utilizzarlo da una macchina Ubuntu Linux, in esecuzione all’interno di Windows Subsystem for Linux (WSL 2) su Windows 11.

Diamo per scontato che si sia provveduto ad aggiungere Ubuntu Linux come macchina WSL in Windows. Premendo Windows+X, quindi scegliendo Terminale (Admin) oppure Windows PowerShell (amministratore), impartito il comando wsl -l -v, al di sotto di Version deve comparire “2”.

Ancora, digitando wslg, deve apparire il messaggio Sottosistema Windows per Linux, con una serie di comandi: in questo modo si è sicuri che è possibile avviare le applicazioni Linux dotate di interfaccia grafica.

I requisiti per inviare messaggi WhatsApp da script Python

Nel nostro progetto, per programmare l’invio di messaggi WhatsApp con Python, utilizziamo alcune librerie e componenti software che devono essere installati manualmente. L’utilizzo di WSL in Windows ci aiuta a tenere separate le cose, senza modificare in alcun modo la configurazione del sistema operativo sottostante.

Il primo componente che usiamo nel nostro script Python si chiama Selenium. Si tratta di una suite di strumenti open source utilizzata per l’automazione dei browser Web. Permette di controllare un browser tramite codice, consentendo di eseguire vari tipi di operazioni: automatizzare attività (clic su pulsanti, inserimento di testo e navigazione tra le pagine) e raccogliere dati dai siti Web (Web scraping).

Ci avvaliamo inoltre di Chromedriver, un driver specifico sviluppato da Google che funge da intermediario tra Selenium e il browser. Con Chromedriver, Selenium può controllare Chrome interagire con la sua interfaccia utente. A proposito, con il codice che proponiamo di seguito, installiamo l’ultima versione stabile di Chrome per Linux.

I comandi da usare su Linux per predisporre l’ambiente di lavoro

Con i comandi proposti di seguito, effettuiamo in un colpo solo tutte le operazioni brevemente descritte in precedenza. Aggiorniamo Ubuntu, installiamo Python, il gestore di pacchetti pip, Selenium, Google Chrome, il software Unzip per decomprimere gli archivi compressi e la versione compatibile di Chromedriver:

# Aggiorna Ubuntu, installa Python, pip e Selenium
sudo apt update && sudo apt upgrade -y
sudo apt install python3 python3-pip -y
pip3 install selenium

# Aggiungi il repository di Google Chrome
wget -q -O - https://dl.google.com/linux/linux_signing_key.pub | sudo apt-key add -
echo "deb [arch=amd64] http://dl.google.com/linux/chrome/deb/ stable main" | sudo tee /etc/apt/sources.list.d/google-chrome.list

# Aggiorna il sistema e installa Google Chrome
sudo apt update
sudo apt install google-chrome-stable

# Installa Unzip
sudo apt install unzip -y

# Rileva la versione di Chrome installata e carica Chromedriver
CHROME_VERSION=$(google-chrome --version | grep -o '[0-9]*\.[0-9]*\.[0-9]*\.[0-9]*')
wget https://storage.googleapis.com/chrome-for-testing-public/$CHROME_VERSION/linux64/chromedriver-linux64.zip
unzip chromedriver-linux64.zip
chmod +x chromedriver-linux64
sudo mv chromedriver-linux64 /usr/local/bin/

Lo script Python per programmare l’invio dei messaggi WhatsApp

Una volta predisposto l’ambiente di lavoro, abbiamo sviluppato un semplice script Python che utilizza WhatsApp Web per programmare l’invio dei messaggi ed eseguirlo alla data e ora specificate dall’utente.

Prendete questo script Python e salvatelo nella macchina Ubuntu con il nome wa.py.

Dopo l’importazione iniziale delle librerie necessaria, il codice configura il percorso del Chromedriver, necessario per controllare Chrome. Ai passaggi precedenti, Chromedriver è stato salvato nella cartella /usr/local/bin/chromedriver-linux64 quindi si conserva la stessa directory all’interno dello script Python.

Stabilendo il percorso del profilo utente Chrome, si ha la possibilità di memorizzare il cookie di sessione utile per evitare che a ogni esecuzione dello script sia richiesta l’autenticazione WhatsApp mediante codice QR.

Utilizzando i nomi assegnati ai tag div nell’interfaccia di WhatsApp Web, riusciamo dapprima a cercare il nome dell’utente a cui si vuole inviare il messaggio quindi a predisporne l’invio alla data e ora indicate.

Per usare lo script non si deve fare altro che aprirlo con l’editor nano (nano wa.py) quindi modificare NOME_CONTATTO e la data e ora di invio del messaggio. Dopo aver digitato python3 wa.py, soltanto la prima volta è richiesto il superamento dell’autenticazione mediante codice QR.

Ulteriori possibilità di sviluppo e ottimizzazione

Il lavoro più grosso l’abbiamo già svolto. Adesso è facile modificare il codice Python, ad esempio, per ricevere in input i nomi dei contatti a cui mandare i messaggi e la data/ora d’invio direttamente dal prompt dei comandi.

Si può inoltre fare in modo che la schermata di Google Chrome, richiamato in formato grafico da Linux, non sia neppure mostrata. Per procedere in tal senso, basta richiamare il browser di Google con l’opzione headless:

options.add_argument('--headless')

Da tenere presente che se l’orario specificato nello script fosse antecedente a quello corrente, il messaggio sarà inviato subito.

Credit immagine in apertura: iStock.com – HStocks



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Windows Modules Installer Worker: cos’è e perché occupa la CPU al 100%

Windows Modules Installer Worker: cos’è e perché occupa la CPU al 100%

Giovedì 10/10/2024 13:31

Quando è in corso l’installazione degli aggiornamenti di sistema per Windows, nel Task Manager (richiamabile rapidamente premendo CTRL+MAIUSC+ESC) potreste notare la presenza di un “ingombrante” processo dal nome Windows Modules Installer Worker. Conosciuto anche come WMIW o TiWorker.exe, tende a impegnare per larga parte la CPU, a volte anche al 100%, di fatto rallentando il funzionamento dell’intero sistema. Perché succede? E come ovviare a questo problema?

Cosa fa il processo Windows Modules Installer Worker

Windows Modules Installer Worker è un componente fondamentale del sistema operativo Microsoft, responsabile della gestione e dell’installazione degli aggiornamenti di sistema e dei pacchetti di funzionalità.

Durante l’installazione degli aggiornamenti, Windows Modules Installer Worker verifica che tutti i file necessari siano presenti e integri. Nel caso in cui fossero rilevati file danneggiati o mancanti, il processo tenta di ripararli. Questo può rallentare significativamente il processo di aggiornamento ed estendere la finestra temporale in cui Windows Modules Installer Worker resta in esecuzione.

Di solito, l’impatto del lavoro svolto da Windows Modules Installer Worker è più marcato sui sistemi dotati di un hard disk utilizzato come unità di sistema mentre è meno sentito sui sistemi che si servono di un SSD. È facile accorgersene utilizzando il Monitoraggio risorse, accessibile dalla scheda Prestazioni del Task Manager e verificando la quantità e il “peso” delle operazioni I/O sul disco.

Le elaborazioni svolte da Windows Modules Installer Worker possono farsi più incisive allorquando vi fossero aggiornamenti pesanti da installare oppure se il sistema in uso non fosse stato aggiornato da un po’ di tempo. In generale, infatti, il processo è progettato per ottimizzare le risorse del sistema nel lungo termine.

Come comportarsi se Windows Modules Installer Worker rallenta il sistema

Solitamente, Windows Modules Installer Worker occupa per larga parte la CPU quando si effettua il primo aggiornamento di una copia di Windows appena installata. Successivamente, il suo impatto sulle risorse della macchina dovrebbe diventare più contenuto.

A parte il “consiglio sempreverde” di migrare l’unità di sistema a un’unità a stato solido (SSD), è importante verificare che quando Windows Modules Installer Worker è in esecuzione, il sistema sia “scarico” e non impegnato con altri carichi di lavoro. Il sistema di aggiornamento Windows Update, da cui Windows Modules Installer Worker dipende direttamente, è progettato per sfruttare in maniera più intensiva i momenti di inattività del sistema. Se la macchina fosse occupata con altri compiti, l’esecuzione di Windows Modules Installer Worker potrebbe durare ancora di più: in un altro articolo abbiamo spiegato come trovare i processi che rallentano il PC.

Posto che quando si attiva Windows Modules Installer Worker, la prima cosa da fare sarebbe pazientare fino alla conclusione delle attività di aggiornamento, abbiamo spesso evidenziato come molti utenti preferiscano scegliere quando scaricare e installare gli aggiornamenti.

Impostare Windows 10 e Windows 11 per installare gli aggiornamenti solo su richiesta

Digitando Windows Update nella casella di ricerca di Windows 10 o di Windows 11 quindi scegliendo Impostazioni di Windows Update, tra le opzioni avanzate si trova soltanto la possibilità di sospendere gli aggiornamenti per un certo numero di giorni e di configurare l’orario di ufficio, in modo che la macchina non sia mai riavviata durante tale finestra temporale.

Non c’è però l’opzione (che esisteva ai tempi di Windows 7) utile a bloccare gli aggiornamenti di Windows e fare in modo che siano scaricati e installati soltanto dietro esplicita richiesta. Come abbiamo spiegato nell’articolo, con una semplicissima modifica a livello di registro di sistema, si può fare in modo che Windows 10 e Windows 11 notifichino circa la disponibilità di nuovi aggiornamenti ma lascino piena facoltà all’utente di decidere quando installarli. Tenendo ben presente cosa succede se non si installano gli aggiornamenti di Windows.

Per procedere in tal senso, ed essere liberi di scegliere quando scaricare e installare le patch Microsoft, basta digitare cmd nella casella di ricerca del sistema operativo, scegliere Esegui come amministratore e infine impartire i seguenti tre comandi:

reg add "HKLM\SOFTWARE\Policies\Microsoft\Windows\WindowsUpdate\AU" /v NoAutoUpdate /t REG_DWORD /d 0 /f

reg add "HKLM\SOFTWARE\Policies\Microsoft\Windows\WindowsUpdate\AU" /v AUOptions /t REG_DWORD /d 2 /f

reg add "HKLM\SOFTWARE\Policies\Microsoft\Windows\WindowsUpdate\AU" /v NoAutoRebootWithLoggedOnUsers /t REG_DWORD /d 1 /f

Con questo semplice trucco non disattiverete assolutamente Windows Update, ma non vi ritroverete il processo Windows Modules Installer Worker improvvisamente in esecuzione nei momenti meno opportuni.

Provare a ripristinare il funzionamento di Windows Update

Se il processo Windows Modules Installer Worker occupasse la CPU al 100% per davvero tanto tempo, è possibile ipotizzare un problema sui file di aggiornamento memorizzati in locale e gestiti tramite Windows Update.

Anche in questo caso, il primo consiglio è quello di verificare il corretto funzionamento dell’unità di memorizzazione (date un’occhiata alle attività di I/O nella finestra Monitoraggio risorse, avviabile più velocemente premendo Windows+R quindi digitando resmon), valutandone eventualmente la sostituzione.

Se alcuni file di aggiornamento fossero danneggiati o incompleti, il sistema può entrare in un gravoso ciclo di tentativi di reinstallazione, causando un uso elevato della CPU.

I seguenti comandi permettono di eliminare i file temporanei utilizzati da Windows Update, dapprima fermando e poi riavviando il servizio di sistema. Digitare cmd nella casella di ricerca quindi scegliere Esegui come amministratore:

net stop wuauserv
net stop cryptsvc
net stop bits
net stop msiserver
ren %systemroot%\SoftwareDistribution SoftwareDistribution.old
ren %systemroot%\System32\catroot2 catroot2.old
net start msiserver
net start bits
net start cryptsvc
net start wuauserv
wuauclt /detectnow

Dopo aver verificato il corretto funzionamento di Windows Update e il superamento dei problemi con il processo Windows Modules Installer Worker, si può usare il prompt dei comandi per impartire le seguenti due istruzioni:

rd /s /q %systemroot%\SoftwareDistribution.old
rd /s /q %systemroot%\catroot2.old

Utilizzare lo strumento DISM (Deployment Image Service and Management Tool)

L’utilità DISM permette di riparare i file di sistema che concorrono al corretto funzionamento di Windows. La presenza di file danneggiati potrebbe ostacolare il processo di aggiornamento.

Anche in questo caso, il consiglio è quello di aprire il prompt dei comandi con i diritti di amministratore (cmdEsegui come amministratore) per poi utilizzare quanto segue:

dism /Online /Cleanup-Image /ScanHealth

Nel caso in cui dovessero essere rilevati dei problemi, si può procedere con la riparazione dei file interessati:

dism /Online /Cleanup-Image /RestoreHealth

Come ultimo passaggio (non eseguitelo prima) dell’utilizzo di DISM, si può richiedere l’esecuzione dell’utilità SFC:

sfc /scannow

Credit immagine in apertura: iStock.com – Diy13



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Copilot WhatsApp: cos’è e come attivare subito il chatbot

Copilot WhatsApp: cos’è e come attivare subito il chatbot

Sabato 05/10/2024 08:00

A fine luglio 2024, Microsoft aveva presentato Copilot Studio (ex Power Virtual Agents), una piattaforma che permette di creare degli assistenti digitali (“copiloti”) da utilizzare in ambienti aziendali per gestire un ampio ventaglio di esigenze e flussi di lavoro. L’importante novità di queste ore è il ponte che Microsoft ha voluto gettare tra CopilotWhatsApp: il chatbot dell’azienda di Redmond si rivolge così alla vastissima platea degli utenti del client di messaggistica, permettendo loro di ottenere informazioni pertinenti in un battito di ciglia.

Cos’è e come funziona Copilot WhatsApp

Per attivare Copilot in WhatsApp i passaggi sono semplicissimi. Visitate questa pagina con il browser dello smartphone quindi toccare il pulsante Try it now. In alternativa, collegatevi con la stessa pagina da PC e inquadrate il codice QR con la fotocamera del vostro dispositivo mobile.

Selezionate Continua e vai alla chat per poi confermare l’invio del promptHi Copilot“. All’invio del saluto, Copilot risponde con un messaggio contenente i riferimenti ai termini di utilizzo del servizio, la policy sulla privacy e le FAQ. Per iniziare a usare l’assistente digitale basato sull’intelligenza artificiale, basta selezionare Accept.

Alla comparsa del messaggio riprodotto nell’immagine (You’re all set!), si può avanzare qualunque tipo di quesito a Copilot: si può chiedere di generare testi, creare contenuti di vario genere, fornire consigli e suggerimenti, produrre immagini.

Come dialogare con il chatbot Copilot da WhatsApp

Una volta completata la configurazione iniziale, per avviare una conversazione con Copilot da WhatsApp è sufficiente selezionare Microsoft Copilot dalla sezione Chat dell’app di messaggistica quindi iniziare a digitare nel campo Messaggio in basso.

Diciamo subito che le risposte non sono affatto fulminee, ben lontane dalle prestazioni che fa ad esempio registrare Cerebras Inference, tuttavia l’output proposto da Copilot riesce a soddisfare le aspettative degli utenti. Anche perché le richieste sono avanzate da un’applicazione di messaggistica: non ci si aspetta certo di ricevere risposte estremamente approfondite e argomentate.

La generazione delle immagini, inoltre, funziona bene con Copilot che si dimostra in grado di comprendere la richiesta e trasformarla in una creatività di alta qualità.

Il bello è che l’integrazione Copilot-WhatsApp è utilizzabile dai dispositivi mobili ma anche da PC desktop grazie ai client WhatsApp e allo stesso WhatsApp Web.



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Registrazione schermo Windows 11 senza usare programmi esterni

Registrazione schermo Windows 11 senza usare programmi esterni

Giovedì 17/10/2024 08:30

Che si tratti di creare contenuti didattici, documentare un problema tecnico o catturare una sessione di gioco, la possibilità di registrare l’attività sullo schermo permette di comunicare in modo più efficace. La registrazione dello schermo in Windows 11 è una funzionalità sempre più richiesta e utile in numerosi contesti. La buona notizia è che la versione più recente del sistema operativo Microsoft integra tutto ciò che serve per procedere in tal senso senza ricorrere a programmi esterni.

Usare Strumento di cattura per la registrazione schermo in Windows 11

Lo Strumento di cattura è un’utilità, presente anche in Windows 10, che permette di creare screenshot in Windows 11. Da qualche tempo a questa parte, tuttavia, il programma di sistema si è arricchito di una nuova funzionalità ovvero della possibilità di acquisire sequenze video. Si avvia semplicemente digitando cattura nella casella di ricerca del sistema operativo, quindi cliccando su Strumento di cattura.

Servendosi del pulsante Registra che appare nella barra degli strumenti dell’applicazione, si possono registrare video delle operazioni compiute sul desktop e con qualunque applicazione.

Abbiamo già presentato dei programmi registra video gratuiti da usare in Windows: il principale vantaggio dello Strumento di cattura di Windows 11 è che esso è sempre disponibile e non è più necessario scaricare o installare nulla.

Come selezionare l’area dello schermo da registrare

La funzione Registra consente di selezionare l’area da registrare sullo schermo. È possibile acquisire una registrazione di tutto ciò che compare in Windows 11 oppure acquisire solamente una zona specifica. Strumento di cattura visualizza in anteprima la registrazione dello schermo di Windows 11 prima di salvarla o di permetterne la condivisione con altri utenti.

Per avviare la registrazione, è sufficiente selezionare il pulsante Registra quindi cliccare su Nuovo. Le “maniglie” presenti sui lati dell’area di acquisizione consentono di estenderla o ridurla. Inoltre, cliccando sulle icone a destra di Partenza, si trova l’opzione per disattivare il microfono ed, eventualmente, anche i suoni di sistema. In questo modo si può scegliere se inserire o meno l’audio all’interno del file MP4 prodotto dallo Strumento di cattura.

Utilizzare la Game bar di Windows 11 per registrare lo schermo

Anche la Game bar di Windows 11, attivabile premendo la combinazione di tasti Windows+G, permette di registrare lo schermo di Windows 11.

Per iniziare a registrare lo schermo, si deve fare clic su Acquisisci, quindi nel riquadro Strumento di cattura, premere il pulsante circolare. È disponibile anche la combinazione di tasti Windows+ALT+R per avviare e interrompere la registrazione.

È però immediato accorgersi che l’acquisizione funziona nel caso dei programmi in esecuzione ma non può essere utilizzata per registrare il desktop, Esplora file o in generale l’interfaccia di Windows 11.

Durante la registrazione, è possibile mettere in pausa o interrompere utilizzando i comandi nella barra degli strumenti. Il video acquisito con la Game bar di Windows 11 è automaticamente memorizzato nella cartella di sistema Video.

Registrazione azioni utente, programma legacy che ancora funziona

Per offrire o richiedere assistenza sul funzionamento di un programma, molto utile è anche lo strumento Registrazione azioni utente: consente di annotare solo i passaggi essenziali durante l’utilizzo di un software e generare un file HTML o un documento PDF contenenti tutte le indicazioni.

Per avviare l’utilità, basta premere Windows+R quindi digitare psr. Nel caso in cui non succedesse nulla, si deve effettuare la modifica a livello di registro di sistema descritta nell’articolo.

Il programma è comunque in fase di abbandono per via delle tecnologie legacy che ancora utilizza. Ne parliamo nell’articolo in cui spieghiamo perché lo strumento Registrazione azioni utente è in fase di eliminazione.



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AtlasOS: cos’è la versione di Windows 10 e Windows 11 ridotta all’osso

AtlasOS: cos’è la versione di Windows 10 e Windows 11 ridotta all’osso

Lunedì 28/10/2024 14:00

Tutti ne parlano: AtlasOS è spesso uno degli argomenti di tendenza. Il progetto è descritto come una versione trasparente e più scattante di Windows 10 e di Windows 11, che elimina tutto il superfluo dal sistema operativo Microsoft. Ma è davvero una buona idea? Quali sono le possibili controindicazioni derivanti dall’utilizzo di una soluzione un po’ “corsara” come AtlasOS? Ce lo chiediamo nel nostro articolo, provando a fornire qualche suggerimento e spunto di riflessione.

Cos’è AtlasOS

Sul sito ufficiale di AtlasOS, si legge: “Windows è lento, goffo e inaffidabile. AtlasOS riporta in vita il sistema essendo progettato per massimizzare le prestazioni riducendo al minimo la latenza. Sperimenterai un Windows più fluido e reattivo e frame rate più elevati rispetto all’utilizzo di Windows standard“. Sì, perché come viene chiaramente indicato dagli ideatori del progetto, AtlasOS è una soluzione progettata per venire incontro alle esigenze dei videogiocatori che desiderano aumentare il valore dei frame per secondo e migliorare significativamente le performance durante le attività di gaming online.

AtlasOS va a modificare la configurazione di Windows 10 e 11 disattivando un’ampia schiera di servizi e regolando alcuni parametri del sistema operativo per ottimizzarne le prestazioni complessive.

Per procedere in tal senso, AtlasOS utilizza un Playbook personalizzato ovvero un file in formato .abpx che contiene la “ricetta” per le modifiche da applicare alla configurazione di Windows. Il Playbook è automaticamente passato ad AME Wizard, un software open source che automatizza il modding di Windows e che può essere utilizzato da parte di chiunque.

Cosa non è AtlasOS

Diversamente da quello che si potrebbe pensare, AtlasOS non è un sistema operativo ma un insieme di personalizzazioni applicate a Windows 10 e Windows 11 per renderlo più reattivo e venire incontro alle esigenze degli appassionati di gaming.

Non è una soluzione, quindi, che dovrebbe essere utilizzata a livello generalizzato. In questa pagina di supporto, gli ideatori di AtlasOS chiariscono quali componenti di Windows subiscono una rimozione totale.

Rispetto al passato, le ultime versioni di AtlasOS sono molto più caute nella rimozione dei componenti di Windows. Pensate che in precedenza sia Microsoft Defender che Windows Update subivano di default un’eradicazione completa. E ci è difficile pensare a un PC sul quale gli aggiornamenti di Windows siano disattivati definitivamente: quel sistema può essere esposto a rischi di attacchi informatici, facile preda per un aggressore che tentasse di muoversi lateralmente sulla rete LAN.

Gli script integrati nel sistema provvedono comunque a disattivare servizi che costituiscono la spina dorsale di Windows: passi per Edge o OneDrive, che da molti vengono ritenuti un peso inutile (da coloro che non li usano), ma rendere inutilizzabile la stampante, impedire l’utilizzo di BitLocker o neutralizzare le varie correzioni aggiunte nel corso del tempo per attenuare le vulnerabilità Spectre, Meltdown e derivate (varie tipologie di attacchi side-channel a livello di processore) sembra onestamente troppo, anche per un PC destinato esclusivamente ad attività gaming.

Rimuovere tante funzionalità di sistema e molteplici strumenti di protezione aggiunti in Windows che, in alcuni casi, sono una vera e propria conquista, per fare un sacrificio sull’ara del gaming e delle performance a tutti i costi, non è forse una grande idea. Neppure per chi ha l’accortezza di mantenere completamente isolato il sistema basato sulle personalizzazioni applicate con AtlasOS.

AtlasOS prevede comunque una reinstallazione da zero di Windows 10 e Windows 11

Una soluzione come AtlasOS, comunque, richiede una reinstallazione completa di Windows. È previsto il download della ISO ufficiale Microsoft di Windows 10 oppure di Windows 11 quindi il caricamento del sistema completo.

Al termine dell’installazione, si deve avviare AME Wizard, per poi passare la lista delle modifiche da applicare automaticamente su Windows (file .apbx).

Come primi passaggi richiesti da AME Wizard ci sono la disattivazione di qualunque antivirus di terze parti (che nella ISO ufficiale di Windows 10 e 11 non è presente) e delle funzionalità di protezione del sistema, per consentire la corretta esecuzione degli script. Poi, cliccando su Select options in corrispondenza di Configure options, è possibile specificare quali caratteristiche si desiderano conservare e quali disabilitare. Ad esempio Microsoft Defender, le mitigazioni applicate a livello di CPU per neutralizzare eventuali attacchi side-channel, Windows Update, l’ibernazione, la funzionalità di risparmio energetico, l’isolamento dei core del chip, Microsoft Edge, lo strumento di cattura.

AtlasOS non tollera che il sistema operativo, Windows 10 o 11, sia installato da più di un giorno e mezzo. È comunque possibile scavalcare questo controllo semplicemente cliccando su bypass.

Come velocizzare davvero Windows 10 e Windows 11

Uno dei problemi di AtlasOS è che per “i comuni mortali” non è propriamente semplice verificare quali e quante modifiche sono automaticamente applicate. Da parte nostra riteniamo che sia molto più sensato limitarsi ad applicare un ridotto numero di interventi sulla configurazione di Windows 10 e Windows 11. Interventi che contribuiscono a velocizzare il sistema senza affossarne la sicurezza e senza privarlo di funzionalità essenziali.

Basta infatti consultare il repository GitHub di AtlasOS per rendersi conto del vastissimo numero di script che vengono automaticamente applicati su Windows: sono frutto delle segnalazioni di tanti volontari e del lavoro di anni, per carità, però le modifiche applicate sono assolutamente invasive e “pesanti”.

Nell’articolo su come velocizzare Windows 10 in poche mosse abbiamo presentato uno script che permette di scegliere, uno per uno, gli interventi da apportare all’installazione del sistema operativo in uso: ciascuno di essi è documentato in modo chiaro e le operazioni da apportare possono essere verificate, personalizzate o eliminate completamente.

In un altro articolo abbiamo visto come ottimizzare Windows 11 e velocizzare il sistema con un file batch ancora più semplice e immediato che si limita a modificare i comportamenti del sistema operativo generalmente più fastidiosi o rallentano inutilmente la macchina.

Mettere in sicurezza i sistemi Windows è importante

Abbiamo dedicato decine di approfondimenti all’hardening dei sistemi fornendo indicazioni su come proteggere server e workstation dagli attacchi informatici: AtlasOS è un po’ la negazione di queste esigenze. E se è vero che è dedicato a un pubblico di “smanettoni”, di appassionati di gaming, non certo di professionisti o di utenti aziendali, dall’altro può rappresentare un punto vulnerabile all’interno di una qualunque rete, che oggigiorno non può e non deve esserci.

Non è affatto vietato personalizzare il funzionamento di Windows: il fatto che Microsoft, ad esempio, continui a installare applicazioni potenzialmente indesiderate sui sistemi degli utenti (anche chi ad esempio utilizza l’edizione Pro di Windows 10 e 11) è un modus operandi a nostro avviso completamente sconveniente. Abbiamo visto come evitare questo comportamento sia con interventi diretti che con il blocco delle app inutili mediante policy GPO. Sradicare però componenti software necessari per il funzionamento del sistema operativo, per l’accesso ad alcune caratteristiche di utilizzo comune e per la sicurezza della macchina, ha però davvero poco senso.

In conclusione, non sta davvero a chi scrive esprimere un “giudizio definitivo” su AtlasOS: l’intento di questo articolo è quello di rendere edotto chi scegliesse di servirsene. AtlasOS plasma Windows 10 e 11 a uso e consumo, principalmente, dei gamer: si tratta di una configurazione di Windows particolare da usare per esigenze specifiche, senza esporre porte, senza usare il sistema per altre finalità (ad esempio browsing sul Web, messaggistica, cloud storage,…), con la massima consapevolezza.

Va insomma tenuto ben presente che AtlasOS non è certamente un progetto destinato a tutte le tipologie di utenza.



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Installazione pulita Windows 11: il modo più semplice

Installazione pulita Windows 11: il modo più semplice

Lunedì 14/10/2024 14:00

In alcune circostanze, risulta molto utile installare il sistema operativo partendo da zero, eliminando tutti i dati e le configurazioni precedenti presenti sull’unità di sistema. Questo tipo di  operazione, detta appunto installazione pulita di Windows 11, comporta la rimozione di qualsiasi traccia del vecchio sistema operativo, programmi installati, file personali e impostazioni.

I vantaggi principali di un’installazione pulita includono la rimozione di eventuali errori o problemi derivanti da precedenti aggiornamenti, la possibilità di ripulire il computer da software indesiderato e migliorare le prestazioni del sistema.

Installazione pulita Windows 11 da chiavetta USB avviabile

Il metodo classico per installare da zero Windows 11, indipendentemente dal sistema operativo presente sulla macchina, consiste nel predisporre una chiavetta USB avviabile. Questo supporto andrà ad ospitare i file d’installazione di Windows 11 e consentirà di caricare sul PC l’ultima versione di Windows o qualunque altra release di propria scelta.

Prima di procedere, è necessario attrezzarsi con una chiavetta da almeno 8 GB di capienza che, preferibilmente, supporti uno standard USB recente. Le chiavette USB Gen 1, Gen 2 o ancora più performanti, infatti, permettono di trasferire i dati a 5, 10 Gbps e oltre a patto che la porta del computer supporti queste velocità. Ne parliamo nell’articolo dedicato alle versioni delle porte e dei cavi USB. Se porta lato PC e chiavetta supportassero standard USB evoluti, l’installazione di Windows 11 sarà completata in tempi ancora più brevi.

Download e utilizzo del Media Creation Tool

Dalla pagina Scarica Windows 11 si deve cliccare sul pulsante Scarica ora, posto immediatamente al di sotto del titolo Crea il supporto di installazione per Windows 11. Si ottiene un file chiamato mediacreationtool.exe da avviare su un computer Windows. Ovviamente, può essere utilizzato anche un PC diverso da quello su cui si intende effettuare l’installazione pulita di Windows 11.

Cliccando con il tasto destro del mouse, da Esplora file, su mediacreationtool.exe quindi scegliendo Proprietà, nella scheda Dettagli si trova un riferimento circa la versione di Windows 11 che sarà installata. Come si vede in questa tabella, 10.0.26100 corrisponde a Windows 11 24H2.

Previo doppio clic sul file eseguibile del Media Creation Tool (necessita dei diritti amministrativi), si deve procedere con l’accettazione delle condizioni di licenza, quindi accettare lingua ed edizione. Di solito non è necessario effettuare variazioni (basta lasciare spuntata la casella Usa le opzioni consigliate per questo PC) perché il Media Creation Tool creerà un supporto d’installazione in italiano contenente le edizioni Home e Pro di Windows 11 (e anche Education).

Selezione dell’unità USB per l’installazione pulita Windows 11

Proseguendo con la procedura guidata proposta dal Media Creation Tool, si deve collegare al sistema un’unità USB da almeno 8 GB di capienza quindi selezionare Unità flash USB.

Confermando la scelta della chiavetta da usare, è importante notare che tutto il suo eventuale contenuto sarà del tutto rimosso. Se si avessero problemi con il riconoscimento delle unità USB, si può fare ricorso alle utilità integrate in Windows per formattare la chiavetta USB e cancellare i dati.

Con un clic su Avanti, il Media Creation Tool passerà dapprima al download di Windows 11 quindi proseguirà con la configurazione del supporto di avvio USB.

Avvio del sistema dal supporto creato con il Media Creation Tool

Prima di avviare il PC dal supporto di boot predisposto con il Media Creation Tool, si deve accedere al BIOS/UEFI. Qui si deve controllare che la sequenza di avvio preveda dapprima il boot dalle unità USB e poi, a seguire, dalle unità fisiche installate nel PC. Spesso non è così, quindi è necessario fare riferimento all’impostazione Boot sequence e fare in modo che le unità USB abbiano massima priorità (ovvero che siano avviate prima delle altre).

Il tasto da premere all’avvio del sistema per accedere al BIOS su qualunque dispositivo dipende dal produttore della scheda madre e, in particolare, dal firmware presente. Per entrare nel BIOS da Windows 11 e Windows 10, comunque, c’è una procedura facilitata.

Il primo passo consiste nel selezionare lingua e formato ora-valuta. Il successivo nella scelta della tastiera o metodo di input.

Alla comparsa di Seleziona l’opzione di installazione, basta scegliere Installa Windows 11 e spuntare la casella I agree everything will be deleted per effettuare un’installazione pulita acconsentendo alla cancellazione di tutti i dati presenti. Non è necessario inserire subito un codice Product Key: si può proseguire cliccando su Non ho un codice Product Key.

Dopo la scelta dell’edizione di Windows 11 da installare, il setup effettua il controllo sui requisiti minimi (vedere il paragrafo seguente) e chiede di confermare l’unità sulla quale effettuare l’installazione.

Controllo dei requisiti di sistema per l’installazione di Windows 11

All’avvio dell’installazione, Windows 11 controlla se il PC soddisfa i requisiti minimi imposti da Microsoft (notevolmente elevati rispetto a Windows 10). L’obbligo di disporre di un chip TPM, l’abilitazione della funzionalità Secure Boot, l’utilizzo di processori Intel e AMD recenti ha “tagliato fuori” tanti PC che invece si comporterebbero molto bene anche con Windows 11.

Per installare Windows 11 24H2 senza requisiti, così come le altre versioni del sistema operativo, anche sulle macchine che – per la configurazione hardware utilizzata – sono sulla carta incompatibili, alla comparsa della schermata Seleziona l’opzione di installazione è necessario premere MAIUSC+F10 per far apparire il prompt dei comandi (oppure MAIUSC+Fn+F10), quindi digitare i comandi che seguono:

reg add HKLM\SYSTEM\Setup\LabConfig /v BypassTPMCheck /t REG_DWORD /d 1

reg add HKLM\SYSTEM\Setup\LabConfig /v BypassCPUCheck /t REG_DWORD /d 1

reg add HKLM\SYSTEM\Setup\LabConfig /v BypassRAMCheck /t REG_DWORD /d 1

reg add HKLM\SYSTEM\Setup\LabConfig /v BypassSecureBootCheck /t REG_DWORD /d 1

In questo modo l’installazione proseguirà senza mostrare il messaggio che informa sul mancato supporto dell’hardware in uso.

Installazione pulita di Windows 11 dal supporto creato con Rufus

Creare un supporto per l’installazione di Windows 11 con la nota utilità gratuita Rufus ha un innegabile vantaggio: si può eliminare il controllo dei requisiti e personalizzare il sistema operativo a proprio piacimento.

Se non si fosse precedentemente scaricata l’immagine ISO di Windows 11, si può avviare Rufus (consigliamo di usare la versione “portatile” disponibile in questa pagina), fare clic sulla piccola freccia a destra di SELEZIONA, quindi scegliere e cliccare su DOWNLOAD. Una procedura guidata permette di scaricare l’ultima versione di Windows 11 disponibile (ad esempio Windows 11 24H2).

Inserendo una chiavetta USB (il suo contenuto sarà completamente sovrascritto), si deve impostare la schermata di Rufus così come nella figura seguente. Verificare più e più volte di aver selezionato la lettera identificativa di unità corretta dal menu Dispositivo/unità:

Scegliendo MBR come Tipo schema partizione e BIOS o UEFI come Tipo sistema destinazione, si ottiene una chiavetta universale Windows 11 utilizzabile per installare il sistema operativo su qualsiasi PC.

Creazione di una chiavetta universale per l’installazione pulita di Windows 11 con Rufus

Il concetto di “chiavetta USB universale” con Windows 11 si concretizza, nel caso di Rufus, premendo il pulsante AVVIA in basso. L’utilità consente infatti di personalizzare l’installazione di Windows 11 rimuovendo tutti i controlli (già citati in precedenza) che la routine di setup effettua all’avvio.

Rufus permette anche di eliminare l’obbligo di impostazione di un account Microsoft e procede con l’impostazione di un account locale, imposta le preferenze regionali come sul PC in uso, snellisce la fase finale di Windows 11 evitando la comparsa di una serie di quesiti e disattiva la cifratura predefinita con tecnologia BitLocker.

L’utente può comunque personalizzare le varie scelte attivando o disattivando le caselle presenti nella schermata Esperienza utente Windows proposta da Rufus.

Una volta configurata la chiavetta di boot, la procedura da seguire per l’avvio dell’installazione pulita di Windows 11 è la stessa descritta in precedenza nel caso del Media Creation Tool (paragrafo Avvio del sistema dal supporto creato con il Media Creation Tool).

Eseguire l’installazione pulita di Windows 11 senza usare la chiavetta USB

C’è però un modo ancora più semplice per effettuare un’installazione pulita di Windows 11. Se si utilizzasse già sul sistema Windows 10 oppure una qualsiasi versione ed edizione di Windows 11, è sufficiente scaricare il file ISO del sistema operativo. Lo si può fare comodamente con Rufus, cliccando sul pulsante DOWNLOAD, così come visto in precedenza, oppure dalla pagina Scarica Windows 11, scorrendo fino in basso e cliccando su Scarica ora (dal menu a tendina scegliere Windows 11, ISO multiedizione per dispositivi x64).

Da una finestra di Esplora file (Windows+E) si deve a questo punto fare doppio clic sull’immagine ISO di Windows 11 24H2 appena scaricata in modo da “montarne” il contenuto. Questo significa che Windows 11 assegna una lettera identificativa di unità al contenuto del file.

All’apertura del file ISO (nell’immagine Windows gli ha assegnato la lettera E:), basta fare doppio clic sul file setup.exe con i diritti di amministratore.

Dopo aver cliccato su Avanti e accettato i termini del contratto di licenza d’uso, è di fatto possibile lanciare un’installazione pulita di Windows 11 confermando l’eventuale rimozione di tutti i dati presenti sull’unità di sistema.

Scelta della modalità d’installazione di Windows 11

Per installare Windows 11 su un PC non compatibile usando il metodo del file ISO, basta modificare il contenuto del file appraiserres.dll oppure inserire nel file ISO un file chiamato autounattend.xml. Quest’ultimo permette di effettuare un’installazione automatica e non presidiata di Windows 11: tra le altre cose, si possono appunto bypassare i requisiti definiti da Microsoft ma anche disattivare funzionalità ritenute inutili.

Grazie al file autounattend.xml, l’installazione di Windows 11 avviene in modo del tutto automatico, senza nulla chiedere all’utente. Neppure nella fase finale dell’installazione pulita.

Il vantaggio della procedura descritta è che per impostazione predefinita, Windows 11 permette di conservare file personali e applicazioni: è cioè possibile richiedere un’installazione in-place.

Con un clic su Cambia elementi da mantenere, si può effettuare un’installazione pulita di Windows 11 scegliendo Niente: l’opzione provvede a cancellare tutto quanto presente sull’unità.

Utilizzo di una chiavetta USB contenente i file d’installazione di Windows 11

La procedura che prevede l’utilizzo del file ISO di Windows 11, che abbiamo visto in precedenza, dispensa l’utente dal dover usare una chiavetta USB.

Se tuttavia si avesse a disposizione un supporto avviabile contenente i file d’installazione di Windows 11, si può effettuare un’installazione pulita del sistema operativo anche da tale unità.

Basta cliccare due volte sul file setup.exe contenuto nella cartella radice dell’unità quindi seguire la stessa procedura vista in precedenza.

Anche nel caso di utilizzo di una chiavetta USB di boot, si può inserire il file autounattend.xml per scavalcare i requisiti di Windows 11 oppure agire sul file appraiserres.dll come spiegato in precedenza in modo da ottenere il medesimo risultato.



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Come liberare spazio su WhatsApp: scopri il cestino nascosto

Come liberare spazio su WhatsApp: scopri il cestino nascosto

Venerdì 01/11/2024 10:00

L’applicazione più utilizzata da utenti è sicuramente WhatsApp e una cosa che tu ti hanno constatato è che spesso pesa veramente tanto. L’enorme quantità di file e conversazioni che accumuliamo può rapidamente occupare gran parte della memoria dei, rendendo saturi gli smartphone in poco tempo. Nel caso in cui dovessero palesarsi alcuni rallentamenti o lo spazio a disposizione dovesse rivelarsi quasi esaurito, ci sono alcune semplici strategie da poter adottare molto utili ma ce ne sono altrettante anche per recuperare memoria preziosa.

WhatsApp: così gli utenti possono recuperare memoria cancellando file inutili

Il primo passo da fare è accedere alle impostazioni di WhatsApp e analizzare lo spazio occupato. Vai dunque su Impostazioni > Spazio e dati > Gestisci spazio. Qui troverai una panoramica completa della memoria utilizzata da foto, video, documenti e chat. È possibile vedere una lista di conversazioni ordinate per quantità di spazio occupato e file grandi che spesso dimentichiamo di aver ricevuto o inviato.

Uno dei segreti più utili per liberare spazio è quello di svuotare il cosiddetto “cestino nascosto”. Molti utenti non sanno che, anche quando eliminano file o chat, questi non vengono subito cancellati del tutto. WhatsApp infatti li conserva in una sorta di cestino temporaneo. Per svuotarlo, basta tornare nella sezione di gestione dello spazio e selezionare i file inutili per eliminarli definitivamente.

Inoltre, puoi ridurre l’uso della memoria evitando di scaricare automaticamente immagini e video. Vai su Impostazioni > Spazio e dati > Download automatico dei media e scegli di scaricare i file solo quando sei connesso al Wi-Fi o solo se lo desideri manualmente. Questo ti permetterà di evitare il salvataggio inutile di contenuti che non ti interessano.

Per chi ha gruppi molto attivi o chat ricche di file multimediali, un altro consiglio è disattivare l’opzione di salvataggio automatico nella galleria. Così facendo, le immagini ricevute non intaseranno il tuo dispositivo. Seguendo questi suggerimenti, WhatsApp diventerà più leggero e il tuo telefono riacquisterà spazio, migliorando le prestazioni generali.



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Ollama, intelligenza artificiale in locale sui propri sistemi

Ollama, intelligenza artificiale in locale sui propri sistemi

Martedì 19/11/2024 16:31

I LLM (Large Language Models) sono modelli linguistici di grandi dimensioni addestrati su enormi quantità di testo al fine di apprendere le strutture linguistiche e le relazioni semantiche. Ollama è un framework open source progettato per la gestione e l’esecuzione dei Large Language Models: permette agli utenti di eseguire modelli AI localmente sui propri computer, offrendo un’API (Application Programming Interface) semplice per la creazione, l’esecuzione e la gestione di questi modelli.

Cos’è Ollama e come porta i modelli di intelligenza artificiale sui sistemi degli utenti

I principali LLM affondano le radici nel concetto di attenzione e di Transformer, che Google ha presentato nel 2017 dando un forte impulso alle soluzioni basate sull’intelligenza artificiale.  Stanno via via nascendo alternative che si appoggiano anche su altre tecniche ma, in ogni caso, l’obiettivo è quello di generare contenuti (non solo testi ma anche immagini, audio, video…) utili, pertinenti e contestualizzati.

Esistono LLM proprietari, modelli forniti con una licenza che non permette usi commerciali e prodotti che, invece, non pongono alcun tipo di limitazione.

A riunire i vari LLM open source ci pensa Ollama, un progetto che porta l’intelligenza artificiale e le attività di inferenza sui sistemi degli utenti finali, siano essi ricercatori, professionisti, aziende o semplici curiosi. Leggero ed ampliabile, Ollama è facilita le gestione di un ampio ventaglio di modelli linguistici, utilizzabili in un ampio ventaglio di applicazioni.

Date un’occhiata alla lista dei modelli generativi supportati da Ollama, elenco peraltro in continua crescita.

Come installare Ollama

L'”ambiente naturale” per l’installazione di Ollama è una macchina Linux dotata di almeno 8 GB di memoria RAM per eseguire i modelli basati su 3 miliardi di parametri (3B), di 16 GB per i modelli 7B e 32 GB per i modelli 13B (“B” sta per billion, ovvero “miliardi”). Esistono comunque anche gli installer per i sistemi macOS e Windows.

Ollama è disponibile anche sotto forma di container Docker: la corrispondente immagine è ufficialmente supportata e continuamente aggiornata.

È possibile installare Ollama su un sistema Linux semplicemente digitando il comando che segue:

curl https://ollama.ai/install.sh | sh

Nel caso di Windows e macOS, l’installazione si concretizza scaricando e installando i corrispondenti pacchetti per l’avvio del setup, entrambi disponibili in questa pagina.

Ollama riconosce automaticamente la presenza di schede basate su GPU NVidia. Nel caso in cui il sistema non ne fosse equipaggiato, i modelli generativi si appoggeranno esclusivamente sui core del processore.

Come usare Ollama in locale

Ad installazione conclusa, si possono scaricare e usare i modelli linguistici preferiti quindi iniziare ad interagirvi usando semplici comandi. Per cominciare a utilizzare il modello LLaMa 2 (LLaMA sta per Large Language Model Meta AI, da qui l’immagine del “lama” che ricorre spesso…) basta digitare quanto segue nella finestra del terminale Linux:

ollama run llama2

Come accennato nell’introduzione, Ollama supporta un’ampia varietà di LLM open source che possono essere scaricati dalla libreria di modelli citata in precedenza. Per utilizzarli non sono necessari passaggi aggiuntivi, basta sostituire llama2 nel comando precedente con il nome del modello rilevato consultando questa pagina.

Basta fare clic sul nome del modello, selezionare dal menu a tendina sulla sinistra la dimensione desiderata (7B, come visto in precedenza, sta a significare 7 miliardi di parametri) quindi usare il comando a destra per scaricare e avviare il LLM.

Interagire con Ollama da qualunque sistema

Non ha importanza se l’installazione di Ollama sia stata effettuata su un sistema Linux, Windows o macOS. Utilizzando la finestra del terminale o il prompt dei comandi, è possibile interagire con Ollama. Alla comparsa di Send a message, è possibile inviare domande, anche in lingua italiana.

Per uscire dall’applicazione Ollama, basta premere CTRL+D oppure digitare /bye e premere il tasto Invio.

Il comando ollama list, restituisce l’elenco dei modelli generativi scaricati e disponibili in locale. Digitando invece solo ollama, si ottiene la lista completa dei comandi utilizzabili, insieme con la relativa descrizione.

Importare modelli personalizzati in Ollama

Ollama consente di importare modelli in formati come GGUF e GGML. Se si disponesse di un modello che non si trova nella libreria di Ollama, è possibile aggiungerlo quando ritenuto sufficientemente maturo. Basta creare un file chiamato Modelfile e aggiungere un’istruzione FROM con il percorso locale facente riferimento al modello che si desidera usare.

L’oggetto Modelfile può essere utilizzato anche per personalizzare il comportamento degli LLM già noti a Ollama. Ad esempio, creando un Modelfile con il contenuto seguente, si può intervenire sul comportamento predefinito di Llama 2:

FROM llama2

# set the temperature to 1 [higher is more creative, lower is more coherent]
PARAMETER temperature 1

# set the system prompt
SYSTEM “””
Sei Mario di Super Mario Bros. Rispondi sempre e soltanto come Mario.
“””

Cosa abbiamo fatto? In prima battuta si è regolata la “temperatura” del modello: il valore 1 rende il modello Llama 2 più creativo ma meno preciso. Valori più bassi, invece, consentono di ottenere risposte più basilari ma, allo stesso tempo, maggiormente coerenti.

Per secondo, si crea una sorta di gioco di ruolo: il modello adatta le sue risposte a quelle di un ipotetico assistente digitale cucito sulla “personalità” di Mario, del celeberrimo videogioco.

Oltre 40.000 modelli AI disponibili su Ollama grazie a Hugging Face

Come risultato della collaborazione tra Ollama e Hugging Face, oltre 40mila modelli AI disponibili sulla piattaforma, possono essere a loro volta utilizzati con il framework aperto.

Se non vi bastasse la ricca e aggiornata libreria di LLM gestita da Ollama, si può usare il comando ollama run hf.co/username/repository per installare un particolare modello disponibile sulla piattaforma Hugging Face.

A valle di un’attenta attività di ricerca, è possibile usare modelli meno “generalisti” che danno invece il meglio di sé per lo svolgimento di compiti specifici. Come accennato in precedenza, infatti, esistono anche modelli per l’elaborazione delle immagini, la generazione di contenuti visuali e audio.

Usare l’API REST per dialogare con Ollama

Che senso ha usare un prompt testuale in locale da una schermata testuale com’è la finestra del terminale? Innanzi tutto, così facendo si può verificare come funzionano i vari LLM e quali tipo di riposte forniscono. Il vero balzo in avanti, però, si compie interfacciando Ollama con un’applicazione dotata di interfaccia grafica, ad esempio un’applicazione Web.

Le API REST sono ampiamente utilizzate per la creazione di servizi Web e sono una scelta comune quando si progetta l’interazione tra client e server in modo scalabile e flessibile. Ollama dispone già di un’interfaccia del genere che consente di mettere in comunicazione qualunque applicazione si stesse sviluppando o si fosse già realizzata con l’intelligenza artificiale derivante dai migliori LLM.

Provate a incollare nella finestra del terminale quanto segue:

curl -X POST http://localhost:11434/api/generate -d '{
"model": "llama2",
"prompt":"Perché il cielo è blu? Spiegalo in italiano"
}'

Come funziona l’invio di richieste a Ollama

L’istruzione curl presentata al precedente paragrafo non fa altro che inviare una richiesta HTTP all’API REST di Ollama specificando il modello generativo da usare il prompt. In risposta si riceve una spiegazione articolata, utile a soddisfare il quesito proposto.

Diamo per scontato che il comando curl sia correttamente installato sul sistema in uso, che sia Linux, Windows o macOS.

Ecco, adesso immaginate di sostituire curl con un’applicazione che invia la richiesta in locale o attraverso la LAN sul sistema ove Ollama è in ascolto: complimenti, avete realizzato un chatbot simile a ChatGPT che potete liberamente utilizzate in molteplici contesti.

Prendiamo il caso di Llama 3.2 Vision: si tratta di un modello specializzato nell’elaborazione delle immagini. Guardate la corrispondente pagina di supporto sul sito di Ollama: contiene non soltanto le indicazioni per l’installazione del modello ma anche la sintassi da usare per inviare richieste al modello tramite codice Python, JavaScript o mediante curl.

Poiché Llama 3.2 Vision riceve in ingresso anche l’immagine da elaborare, quest’ultima può essere specificata come semplice percorso locale (facendo riferimento alla cartella e al nome dell’immagine da elaborare) oppure trasmessa in versione codificata base64.



Fonte: https:
iPadOS 18.2 beta 4 (22C5142a)

iPadOS 18.2 beta 4 (22C5142a)